L’occupazione giovanile in Italia passa anche attraverso l’employer branding, una strategia ben congeniata che, unendo innovazione e merito, definisce l’identità di un’azienda. Tra i benefici l’ingaggio di profili altamente specializzati e la riduzione del turnover aziendale (cioè del ricircolo dei dipendenti) di circa il 28%.
Indice dei contenuti
Employer branding: cos’è
Secondo Digital4 l’employer branding è un insieme di qualità e attributi in grado di definire l’identità aziendale. Trattandosi di una strategia di marketing e comunicazione, che pone in rilievo precise caratteristiche dell’organizzazione, è rivolta a un target ben delineato: i potenziali candidati delle offerte di lavoro.
L’obiettivo dell’employer branding, che rientra nell’ambito del recruiting, consiste nell’attrarre “profili di qualità” in linea con i valori e il credo dell’impresa. In altri termini, l’azienda cerca di mostrarsi interessante e accattivante per i dipendenti presenti e futuri, in modo tale da produrre “valore” anche gli occhi dei clienti. L’employer branding, infatti, si ripercuote sulla brand identity, un altro tassello del puzzle; capiremo a breve quali sono le differenze, i punti di contatto e perché.
Employer branding e brand identity: un connubio vincente
Se da un lato l’employer branding mira alla creazione di un luogo di lavoro ideale (employer of choice), dove regnino talento e meritocrazia, dall’altro la brand identity prova a trasmettere una precisa idea di brand ai consumatori.
L’emlpoyer branding ha a che fare con l’identità del datore di lavoro, la brand identity con l’identità del brand, ovvero il modo in cui l’azienda si presenta ai buyer. In sintesi, cambia il target ma non l’intento: restituire un’immagine di sé (dell’azienda) positiva e peculiare.
Elementi in comune fra employer branding e brand identity
Employer branding e brand identity condividono alcuni elementi, sebbene il target, come anzidetto, sia differente: nome, logo, mission rappresentano “associazioni uniche” tanto nella mente di chi vuol lavorare con quell’azienda quanto in quella dei consumatori. Ad esempio, se un cluster, come JO Group, è orientato alla digital transformation e all’innovazione, sarà importante per ciascuna delle imprese che lo compongono rispecchiare questi valori.
Employer value proposition
L’employer value proposition fa parte dell’employer branding e consiste nell’esperienza di lavoro che vivono le persone assunte. Aspetti dell’employer value proposition sono la retribuzione, l’ambiente, i colleghi e le azioni poste in essere per soddisfare i bisogni dei dipendenti, da non confondere con le azioni che mirano a definire le caratteristiche dell’attività (employer brand positioning).
Employer brand positioning
Si tratta di una strategia di recruiting che ha per obiettivo il miglior posizionamento possibile nella mente dei candidati. Diventare l’employer of choice, il datore di lavoro prescelto, non è facile; il più delle volte è una battaglia che si combatte, oltre che nella realtà, a un livello più astratto.
Benefici dell’employer branding
Secondo una nota ricerca del Boston Consulting Group, un buon employer branding può ridurre fino al 50% i costi di assunzione del personale e incrementare del 72% la retention dei dipendenti. Inoltre, può:
- migliorare la reputazione dell’ente;
- differenziare l’azienda rispetto ai competitor;
- migliorare la qualità delle candidature.
L’employer branding è importante perché fa parte del marketing e, in particolare, di tutte quelle attività di branding, recruting e comunicazione volte a promuovere l’immagine dell’impresa come luogo di lavoro ideale.
LinkedIn e l’employer branding: un’opportunità da cogliere
Social, ma prima di tutto piattaforma di recruiting, LinkedIn si configura come la più ampia rete tra individui in ambito business. Con LinkedIn è possibile fare:
- talent acquisition;
- employer branding e brand identity contemporaneamente.
Ipso facto diviene importantissimo curare la propria pagina aziendale, “condividere” la vita in azienda e rispettare alcune best practice. Tra queste vi sono lo sharing dei post pubblici dei propri dipendenti (generano un engagement fino a 8 volte superiore rispetto allo stesso contenuto pubblicato su una pagina aziendale) e la pubblicazione dei cosiddetti company update (aggiornamenti aziendali) che potrebbero essere condivisi dai dipendenti, innescando un circolo virtuoso.
“Utilizzare” i profili dei dipendenti o dire loro di crearne altri ad hoc è fuor di dubbio un’opportunità, dato che siamo molto più portati a credere a persone come noi che all’azienda stessa; per questo occorre garantire un ambiente propositivo, oltre che la salute e la sicurezza dei dipendenti.
Per ulteriori aggiornamenti continua a leggere il JOurnal o visita la nostra pagina LinkedIn. Se invece cerchi un partner per progetti europei o di digital transformation, o vuoi semplicemente lavorare con noi, non esitare a contattarci, compilando il modulo qui in basso.